In testata fotografia di Franco Sortini 

www.francosortini.eu

 

EXHIBITION

07 febbraio 2021 – mostra online

Territori del silenzio

testo di Michelangelo Giovinale

in mostra fotografie di

Dario Apostoli, Luciano D’Inverno, Roberto Salgo, Franco Sortini e Francesca Della Toffola

luogo Palazo delle Arti – Capodrise (CE) Italy

Mostra free vision online

Il silenzio, lontano dai brusii del quotidiano, in quella pratica della fotografia che richiede un’indispensabile compenetrazione nel mondo. Più che l’urgenza di uno scatto, immagini che si alimentano nell’ascolto dei luoghi, in quella calma muta, immobile di chi ha la necessità, prima ancora di guardare attraverso l’obiettivo, di meditare guardando dentro se stesso.

 

Introduzione alla mostra

La cifra più evidente che si coglie, in questo tempo di selfie e di immagini che si moltiplicano al ritmo corrosi- vo dei media, è la ridotta capacità di una certa fotografia di interpre- tare la caotica e ambigua realtà del nostro tempo non tanto per la diffusione, oramai non misurabile e nemmeno metabolizzabile, delle immagini che scorrono nella nostra vita, quanto per il potere assoluto che esercitano nel nostro tempo. Il punto di maggiore frattura si avver- te in quelle immagini fotografiche che, rinunciando progressivamente alla loro funzione critica, orientano lo sguardo collettivo verso quella retorica -il più delle volte, ad arte, voluta dai media- delle “immagini forti” e molto seduttive che, nella comunicazione di massa, alterano quei processi di socializzazione e di percezione della realtà.

Un rumore bianco, impercettibile, in cui siamo costantemente immersi, il rumore dei media che si aggiunge al rumore generale di fondo del mon- do moderno; quel rumore persuasivo che filtra da immagini dietro schermi abbaglianti di luce tecnologica, dove

il più delle volte la fotografia appare altro daella realtà.
Intanto, nel nostro tempo che in velocità tutto consuma, la posta in gioco su quale sia il futuro di una certa fotografia critica resta alta: rimarrà in grado di interpretare la realtà dal momento che, a differenza del cinema e della televisione, non richiede superfetazioni di sorta, né di suoni, né di rumori?

Dunque, il silenzio, lontano dai brusii del quotidiano, in quella pratica della fotografia che richiede un’indispensabile compenetrazione nel mondo. Più che l’urgenza di uno scatto, immagini che si alimentano nell’ascolto dei luoghi, in quella calma muta, immobile di chi ha la necessità, prima ancora di guardare attraverso l’obiettivo, di meditare guardando dentro se stesso.

Quel territorio di silenzio, di spazi urbani, aree industriali dismesse, luoghi della natura, che Dario Apostoli, Luciano D’Inverno, Roberto Salgo, Franco Sortini e Francesca Della Toffola sperimentano nella loro ricerca fotografica. Obbiettivi rivolti ove non vi è traccia alcuna della presenza dell’uomo, fatto salvo per la ricerca di Francesca Della Toffola, che diven- ta, con il suo corpo, ella stessa, parte della fotografia.

Si avverte in queste cinque ricerche un carattere fortemente emotivo, distaccato dalla superficialità e dalla rapidità di un certo quotidiano che muove la fotografia sull’onda di un profondo sentire. Il problema è di farne parte – scriverà Merleau-Ponty riferendosi al paesaggio – non tanto per guardalo, piuttosto, nel calarsi al suo interno, per sentirlo.

Viaggio e pellegrinaggio sono le modalità con cui si compie l’esplo- razione urbana nelle città di Franco Sortini e l’avanzare verso la natura sulle sponde del fiume Po di Dario Apostoli. Le immagini sembrano ribaltarsi in interrogazione, una ricerca fotografica che restituisce la cifra esperienziale ed emozionale nell’attraversamento dei luoghi. Fra uomo e natura si frappone il processo di elaborazione fotografica: le luci vivide, i colori pastello e l’equilibrio compositivo della fotografia in Sortini e Apostoli rendono architettura e natura un tempo sospeso. Un rapporto antichissimo, quello fra osservazione ed elaborazione, che rimanda a forme classiche, paradigma di quell’armonia universale e assoluta del mondo antico.

In contrappunto a Sortini e Apostoli, la fotografia di Luciano D’Inverno e Roberto Salgo; entrambi si misurano con il gigantismo moderno, archeologie industriali dismesse per Roberto Salgo, cattedrali nel deserto per Luciano D’Inverno.

Il compito critico di una certa foto- grafia è indagare la realtà restituendo la misura dell’azione dell’uomo alla storia dei luoghi. Le ricerche hanno tratti affini, si muovono nei luoghi dell’abbandono. Architetture dismesse avvolte da una coltre profonda di silenzio, nella fotografia siderale di Salgo con immagini devitalizzate e quell’ora sempre incerta e nostalgica, che connota la fotografia di D’Inverno, rievoca suggestioni metafisiche provenienti dalla pittura di Sironi. Entrambi cercano un vissuto: Salgo in quei luoghi di trasformazione delle materie prime, fabbriche dismesse e macchine industriali elefantiache, D’Inverno in luoghi mutati e denaturati che contengono la materia prima della sua infanzia lungo l’asse Napoli Nord-Est.

Il silenzio ha una duplice interpre- tazione, di spazio chiuso o di vuoto assoluto. Una dialettica del vivere che inesorabilmente pone il corpo dell’uomo entro limiti invalicabili o nella possibilità di elevarsi. E’ la ricerca fotografica di Francesca Della Toffola un monito nell’era dei selfie e delle immagini liquide, nostro mal- grado, dove corpo è altro da uomo e spazio altro da mondo.

Intanto, domani, cosa ne sarà della fotografia?