Mercoledì 12 luglio 2017

La prima cosa che osservo, quando entro nello studio di un artista è la quantità di opere che ne contiene. La quantità restituisce la misura di un tempo che la ricerca artistica necessita. Una seconda è la modalità con cui un artista conserva la quantità delle sue opere: è un indizio che mi aiuta a percorrere il suo lavoro. La terza è la presenza della macchinetta del caffè: se c’è, qualcuno lì dentro ci vive. Stamattina ero nello studio di

Raffaele Boemio

, dentro questo spazio che è la sua “biografia” e che racconta la sua biologia. Volevo toccare con mano fin dove l’uomo può spingersi nel rapporto intimo con l’arte, al punto, ed era il caso di stamattina, da non riuscire più a distinguere l’uomo, l’artista, l’opera. Presto, con Raffaele vi racconteremo perché.

Le foto sono di Anna Giordano