EXHIBITION

07settembre 2019 – 28 settembre 2019

Paradossale Reale

testo di Michelangelo Giovinale

in mostra opere di

Salvador Torres

luogo Galleria Spazio Vitale – arte contemporanea – Aversa (CE) Italy

 

Incipit mostra

In questi ultimi lavori, il linguaggio fantastico di Salvador Torres, incalza l’osservatore come a volerlo turbare, offrendo allo sguardo ambientazioni paradossali, dal gusto fiabesco. Sono opere provocatorie, una pittura che seduce e nonostante la calma apparente nelle composizioni, l’intento resta provocare il dubio,  per false svelare la realtà.

 

Introduzione alla mostra 

C’è chi crede che l’arte non debba mai essere ambigua, non debba sconcertare, non debba mai sconfinare dal ragionevole, dal dato certo, fondato.

Ed invece, una cosa mi sembra certa: non si può restringere nello spazio della Ragione, ciò che scaturisce dall’immaginazione, dall’incontro con visioni enigmatiche  e oniriche, o ricostruzioni fantastiche, che sfuggono alla metrica e alla logica, tanto più se mosse dall’istinto della creazione.

Una prova – di ampio respiro – è offerta da questi ultimi lavori di Salvador Torres, in un dialogo serrato con la sua memoria, lasciando spazio al suo inconscio di liberare immagini che appaiono, ma solo apparentemente, paradossali e incongruenti. 

In realtà, Torres raccoglie nello spazio della tela, come fossero enigmi, appunti di viaggio, annotazioni sparse del suo vissuto, riferimenti intimo e familiari, in un incastro surreale di citazioni, che hanno segnato il sua vita. Dal nonno sarto, esiliato in Francia durante la guerra civile spagnola, alla corrida, nella metamorfosi da rito tribale arcaico e mediterraneo, a mera rappresentazione teatrale. Alle moderne metropoli che accolgono nei luoghi più disparati e inusuali, ironiche e sarcastiche presenze di eleganti flore e variopinta fauna.

In questi ultimi lavori, il linguaggio fantastico di Torres, incalza l’osservatore come a volerlo turbare, offrendo allo sguardo ambientazioni paradossali, fiabesche. Sono opere provocatorie, in alcune c’è il gusto della seduzione e nonostante la calma apparente della composizione, l’intento resta quello di far dubitare ogni volta delle false realtà. 

Un esercizio mentale prestato alla pratica della pittura. Utile, nelle intenzioni di  Torres, a rompere, sfuggire, all’assedio omologante e narcotizzante dei tempi moderni, che accolgono inermi l’idea generalizzata di una società che accetta che il tutto sia uguale al contrario del tutto.

Quello di Torres è una linguaggio che ben assimila, la lezione surrealista di André Breton, come in un processo di auto-analisi freudiano scava in profondità nei temi della sua vita alla ricerca di una verità che è oltre la realtà.

Costantemente alla ricerca di una su-realtà, fra il suo essere e le storie del suo vivere, Salvador Torres porta in superficie ritagli di immagini incongruenti, fotogrammi sparsi e sconnessi, citazioni di passato e presente. Scavando in profondità, le sue opere restituiscono una fotografia d’insieme di nessi e connessi, sempre e solo sottesi nell’opera, quasi annidati, nascosti – che l’artista abilmente distilla – fino a restituire un quadro della realtà, nudo e crudo.

Lo stile ricorda l’iconografia cinematografica e pubblicitaria americana degli anni ‘50, espressione di certe avanguardie americane, – in primis la pop art – che hanno nutrito, l’immaginario collettivo della propaganda politica, consumata fra la Spagna e le sponde rivoluzionarie dell’America Latina. Sono gli anni della sua infanzia, che si riaffacciano con forza in queste opere, una analisi storica e politica personale, in altre, restano interrogativi nostalgici, più intimi e restano – forse volutamente – privi di risposta.

Quieti e rivoluzionari, romantici e malinconici gli ovali ad olio, borghesi e rassicuranti. Contengono ambientazioni pittoriche di spazi urbani, criptici e allusivi di un qualcosa che sfugge ad una prima immediata comprensione. Animali, elegantemente inseriti in contesti inusuali, uomini ritratti a compiere azioni quotidiane nei luoghi meno appropriati. Sono tutte citazioni di spazi e di tempi, senza un ordine cronologico ne antologico che contrasta con il gioco tonale dei colori, in perfetta armonia.

Storie di uomini, costretti a vivere in quella terra di mezzo degli equivoci moderni, in quel doppio gioco della vita, fra i ritagli del paradossale e l’ago e il filo costretto a  rammentare -sempre meno- il nostro mondo reale.

Rassegna Stampa